di ORESTE TARANTINO
Premetto che io sono stato un votante del M5S. Li ho visti vogliosi di fare la rivoluzione e ci ho creduto. Ma poi mi sono dovuto ricredere. Nella propaganda pelosa della kompagnanza riunita, un leitmotiv ricorrente è quello di fare ironia sui meridionali che hanno votato Lega, ovvero il partito del nord, quello dei padani che pregano di veder esplodere il Vesuvio e l’Etna per farci scomparire dalla faccia della terra.

Eppure, sta di fatto che con la Lega si sono candidati calabresi che vivono in Calabria. Certo, con tutti i limiti che conosciamo, ma sono lì, con la loro faccia, la loro storia, magari con la loro grottesca intellettualità e ideologia. Quello che invece la sinistra non ha e non vuol avere.
Gli ultimi due presidenti della Commissione Antimafia sono stati Rosy Bindi e Nicola Morra, eletti tutt’e due nella circoscrizione di Cosenza ma senza essere calabresi, una Piddina da Sinalunga (in provincia di Siena), e l’altro Grillino di Genova.
Lo schema classico della scelta dei candidati “kompagni” impone lo stesso concetto di base: i calabresi, anche quelli di sinistra, sono mediamente cretini, intellettualmente insufficienti, incompetenti, quasi sicuramente mafiosi (anche se si tratta di una mafiosità light in quanto progressisti).

Sono “asini”, infatti la kompagnanza calabrese è indicata tecnicamente nel linguaggio corrente come l’Asinistra.
L’assunto si concretizza nel fatto che le direzioni nazionali, ogni volta, impongano necessarie presenze di controllo, guida, formazione, quindi la coattiva importazione di figure test, da votare tappandosi il naso, a dimostrare la totale obbedienza al controllo centrale. Pensate a gente come il calabrese Pino Arlacchi, imposto nel collegio del Mugello e poi surrogato da Di Pietro, votati a paletta senza manco pensarci dagli euforici tosco-emiliani.
Pensate ad un ex sessantottino, che ha passato la sua gioventù da pasionario dei diritti proletari in una sede del PCI calabrese, ex segretario della CIGL, totalmente ateo, che cita Che Guevara, che saluta col pugno chiuso, che conosce la vita di Togliatti a memoria, e tutte le volte che sente il nome di Berlinguer si mette a piangere. Ebbene, al ferreo kompagno poi gli giunge l’ordine, dalla sede centrale, di votare e fare da galoppino elettorale per la ex-democristiana Rosy Bindi e farla diventare senatrice nel suo collegio.

«Ma perché” … obietta lui? “Perché proprio Lei, non c’erano kompagne di lungo corso da scegliere? Di quelle che parliamo la stessa lingua in un direttivo falce e martello, mentre tra una bestemmia e l’altra ascoltiamo “Dio è morto” e ci scoliamo 5 litri di vino?»
Dall’altro capo del filo la spiegazione arriva senza fronzoli e fiocchetti: «Kompagno, tu a malapena distingui la falce col martello, sei rimasto all’età della pietra, ricordati che sei un asino tu e la tua settima generazione, e che tuo cugino è stato arrestato per spaccio di droga e associazione mafiosa. Quindi vota la Bindi e non rompere le palle, anche per dimostrare l’assoluta obbedienza all’ideale che non fa mai male».
E se dobbiamo scegliere un commissario per la sanità? Sotto l’Emilia Romagna neanche a parlarne, anzi meglio romagnolo della riviera con l’accento di Peppone.
Rosy Bindi in Calabria non è mai venuta. Non saprebbe neanche come arrivare a Cosenza, eppure è stata eletta convintamente dalla sinistra calabrese.
E’ stata per decenni una parlamentare italiana, ex Ministro della sanità, sempre eletta nel suo territorio, a Siena, dove ha continuato a vivere e frequentare gli ambienti che contano.
Eppure mentre era capo dell’antimafia, proprio a Siena, scoppia lo scandalo del Monte dei Paschi.

Dalla banca spariscono 20 miliardi di euro. Volatilizzati, non si sa che fine abbiano fatto. Spariti dalla contabilità in una notte. Nello stesso periodo avviene l’inquietante suicidio di David Rossi, manager della banca senese, volato giù dalla finestra del suo studio, e di cui ancora oggi v’è più di un sospetto che si sia trattato di omicidio. Eppure, tale vicenda, all’immarcescibile presidentessa della Commissione Antimafia scivola addosso come l’acqua fresca. Non dice una frase, non esprime un parere, manco una parola.
I toscani hanno continuato a votare PD, a Siena è come se non fosse successo niente. Come mai non sono stati puniti da Morra?
Jole Santelli era ammalata di cancro, è vero. Ma è stato un voto libero da condizionamenti verso una calabrese davvero gradita, che sapeva ballare la Tarantella. Evidentemente più gradita del suo predecessore PiDDino Oliverio, che tutti i giorni veniva inquisito e finiva agli arresti domiciliari. Quello che riusciva a infrangere la Legge pure quando la mattina si faceva la barba.
Ci siamo meritati, con la nostra scelta, di non essere aiutati? E chi ci dovrebbe aiutare? L’antimafioso grillino Morra di Genova? Che non riesce a leggere un’inchiesta e cita a pappagallo le sintesi conclusive di Marco Travaglio?
Nicola Morra, che non è stato colto da nessun fremito, quando a Genova, un ponte gestito dalla cosca mafiosa dei Benetton è caduto ammazzando 43 suoi concittadini. Morra, quello che considera i calabresi bipolari, che sono mafiosi quando votano lega e che ridiventano civili quando votano 5Stelle e PD.
Grazie Morra non abbiamo bisogno del tuo aiuto, dopo questa disastrosa esperienza politica non prenderai neanche i voti per diventare l’amministratore di un condominio. Stai tranquillo, del tuo aiuto non sappiamo che farcene, men che meno della tua insolenza.
CRONOLOGIA DEI PRESIDENTI DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA E LORO APPARTENENZA POLITICA
1 Paolo Rossi (1900–1985) Partito Socialista Italiano
2 Donato Pafundi (1888–1973)Democrazia Cristiana
3 Francesco Cattanei (1931–1993)Democrazia Cristiana
4 Luigi Carraro (1916–1980) Democrazia Cristiana
5 Nicola Lapenta (1926–2018) Democrazia Cristiana
6 Abdon Alinovi (1923–2018) Partito Comunista Italiano
7 Gerardo Chiaromonte (1924–1993) Partito Comunista Italiano Partito Democratico della Sinistra
8 Luciano Violante (1941) Partito Democratico della Sinistra
9 Tiziana Parenti (1950–) Forza Italia
10 Ottaviano Del Turco 2001 (1944–) Socialisti Italiani
11 Giuseppe Lumia (1960–) Democratici di Sinistra
12 Roberto Centaro (1953–) Forza Italia
13 Francesco Forgione (1960–) Rifondazione Comunista
14 Beppe Pisanu (1937–) Il Popolo della Libertà
15 Rosy Bindi (1951–) Partito Democratico
16 Nicola Morra (1963–) Movimento 5 Stelle