di ENZA DELL’ ACQUA
Lo “zio”, a Nicotera, non è soltanto una figura parentale, ma è molto di più. Lo “zio”, a queste latitudini, è quello che potremmo definire una figura mitologica, il deus ex machina che tira i fili delle situazioni più complesse, un’entità a cui si deve tributare onore e rispetto, e al quale, soprattutto, non si può mai dire di no.
Contropotere si occuperà prossimamente, e in modo più articolato, di questo personaggio epico. Intanto ne accenno i contorni per introdurre l’articolo che mi accingo a scrivere in questa mattinata piovigginosa, e che riguarda i favori e le preferenze tributati a uno zio speciale, e cioè quello paterno della consigliera con delega alla Legalità e alla Sanità, e prima ancora alla Legalità, Rosy Barillari. Fermo restando che ogni membro dell’esecutivo Marasco ha un formidabile “great uncle”, lo zio paterno di Rosy Barillari, Roberto Barillari, merita una menzione speciale perché la sua ditta di serigrafie, l’Olimpo Print, si direbbe sia la preferita dell’amministrazione. A suo vantaggio vi sono reiterati affidamenti diretti, da parte del comune. Ma andiamo con ordine.

24 settembre del 2019. A Nicotera sta per partire la raccolta differenziata. Occorrono volantini e manifesti. Il Comune si rivolge all’Olimpo Print, tramite affidamento diretto, non indicendo, cioè, una manifestazione pubblica per vagliare l’eventuale offerta migliore, e poter dare, quindi, ad altre aziende del settore la possibilità di lavorare. L’impegno spesa è di 1.146 euro.
Nella stessa giornata del 24, il Comune determina un altro impegno spesa per l’acquisto dei manifesti sulla dieta mediterranea e altro materiale per consentire ai cittadini, residenti e non, l’indicazione del Centro Storico. Qual è la ditta interpellata? Ma l’OlimpoPrint, of course. Ancora una volta per chiamata diretta. Costo del servizio: 697 euro.
19 febbraio 2020. Occorre stampare 250 opuscoli sul corso dell’educazione stradale per la scuola primaria. Il Comune (finalmente) invita tre ditte: la All Office, la Mt Confezioni e la Olimpo Print. A chi delle tre è stato affidato il servizio (366 euro)? Indovinare non è difficile. Anche stavolta l’Olimpo Print si pappa tutto. Motivazione: “offerta economicamente più vantaggiosa”.
Ancora nel mese di febbraio, una delibera affida alla ditta dello zio la stampa di locandine, volantini e manifesti. La somma versata dal Comune è di 777,80 euro.
3 agosto 2020. L’ente acquista dall’Olimpo Print vernice, diluente, carta A5, pannelli in PVC, talloncino adesivo anticontraffazione e pannelli in PVC con stampa Area video sorvegliata con la Ditta Olimpo Print. Totale: 3.308,64 euro.
3 agosto 2020. Occorrono un segnale verticale composto da paletto zincato da 3 mt., un pannello in pvc cm 150×200, 15 bandiere verdi di dimensione cm 50×70 in poliestere nautico per esterno; 976 euro, trattativa diretta con unico operatore economico, cioè la ditta dello zio.
L’affidamento del servizio è, dunque, ancora una volta diretto; non è dunque passato per pubblica manifestazione d’interesse che coinvolga altri operatori commerciali. Le delibere in oggetto si rifanno, per come si legge nei relativi documenti, «all’articolo 36 del decreto legislativo n. 50/2016», il quale prevede che «per servizi o forniture inferiori a quarantamila euro è consentito l’affidamento diretto da parte del Responsabile dell’Area Tecnica».

Fin qui, dunque, tutto parrebbe entrare nei ranghi della normalità. Tuttavia, benchè la nuova normativa del “Codice Appalti” preveda che i servizi e gli appalti cosiddetti “sottosoglia” (al di sotto dei 40mila euro), possano avvenire anche tramite affidamento diretto, l’ente deve tener conto del cosiddetto “principio di rotazione”, ovvero far sì che le ditte interpellate non siano sempre le stesse. Inoltre, deve adeguarsi al decreto legislativo n.40 del 2016 che prevede che il Comune, nell’affidamento diretto di un contratto, debba attenersi ai principi di “economicità, efficacia, tempestività, correttezza, libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità”. Un affidamento diretto deve quindi concretizzarsi “sulla base di indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti”.
Inoltre, val la pena di sottolineare che ragioni di opportunità e trasparenza (che dovrebbero essere il leit motiv dei comuni sciolti per mafia) suggerirebbero che l’ente dovrebbe acquisire almeno tre preventivi, operando la famosa indagine di mercato di cui sopra, al fine di un buon andamento della cosa pubblica. Rimane, infine, da stigmatizzare quanto sia inappropriata e discriminatoria, per altri lavoratori, la scelta di interpellare un parente stretto di una consigliera comunale, come se la gestione della cosa pubblica fosse un affare di famiglia che tende a privilegiare i congiunti degli amministratori.