di ORESTE TARANTINO

Se dovessimo indicare uno dei santuari del potere in Italia, la casa del vero, ristretto, elitario potere che abbraccia ogni istanza e mette d’accordo tutti… Ebbene, questo posto è “Comunione e Liberazione”. O, più comunemente e amichevolmente, CL.
Una volta era la Massoneria, poi le cronache ci hanno parlato di P2. Oggi, chiunque deve fare caciara per depistare ogni ragionamento, parla di massoneria, logge deviate e altri termini fumettistici.
Ma è chiaro che il vero potere si è trasferito di sede, infatti nessuno ne parla male.
E cosa dovremmo dire noi di ControPotere, se non cercare di fare le pulci al potere.
Quando hanno dovuto eleggere il nuovo Presidente della Corte Costituzionale, hanno voluto dare la parvenza del cambiamento progressista, ma hanno scelto una CL-ina doc.

Marta Cartabia è prima donna che riveste quel potentissimo incarico. Aveva tutte le carte in regola, oltre ad essere “fimmana”: si è laureata a Milano, è una europeista convinta, ha fatto un master di ricerca in America, ha avuto per relatore della tesi uno che è diventato a sua volta presidente dell’Alta Corte, ed è cresciuta nelle alte sfere di Comunione e Liberazione.
Dell’attuale Presidente della Repubblica Mattarella sappiamo quasi tutto, e, per quanto affezionato CieLLino, non sarebbe dovuto andare all’assemblea di Rimini, avrebbe dovuto mandare un messaggio come normalmente fa con i congressi dei partiti, dei sindacati, delle organizzazioni sociali, ambientali e del volontariato. Forse il presidente vuol farci credere che CL sia una istituzione della Repubblica, come il CSM o la Corte dei Conti?
Mattarella ha iniziato i lavori della reunion che quest’anno ha avuto un tema che solo gente dotata di grande intellighenzia può comprendere: “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”.
Capirete che per noi modesti comuni mortali, la cosa di interpretare un tema simile è praticamente impossibile.
Sul palco dopo Mattarella, per arzigogolare un tema a dir poco realistico seppur spacciato per provocatorio: “Il Parlamento serve ancora?”, ci sono saliti Tajani, Boschi, Speranza, Del Rio, Lupi.
Il tema del 22 agosto è stato “50 anni di Regioni”.
Ha introdotto Sabino Cassese e per dare testimonianza diretta, sul lascito argomentativo di Mattarella per il periodo del Covid e di sanità ferita – “l’Italia ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili”- sono saliti sul palco: Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Paola De Micheli. Poi i rappresentanti dei partiti: Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Fausto Bertinotti, Mariastella Gelmini, Luciano Violante, Giancarlo Giorgetti, Enrico Letta. Ancora: i leader sindacali Maurizio Landini, Annamaria Furlan.

I governatori: Stefano Bonaccini, Attilio Fontana, Luca Zaia, Nello Musumeci, Giovanni Toti, Michele Emiliano, Jole Santelli, Massimiliano Fedriga, Maurizio Fugatti.
Diciamo un fritto misto ideologico che, fossero stati in televisione, si sarebbero scannati ma, al Meeting di Rimini, sono rimasti tutti compiti e rispettosi del ruolo. Laici, cristiani, atei: tutti attenti al protocollo rigorosamente rispettato.
A nessuno è venuto in mente di segnalare che le regioni rappresentano il massimo degrado morale italiano, il postaccio dove corruzione, malaffare, clientelismo e ladrocinio la fanno da padrone. Quante inchieste giudiziarie, quanto spreco di risorse sommano le regioni. Cassese è intervenuto per dire che sono cosa buona e giusta, baluardo della rappresentanza democratica, difese dalla costituzione (il minuscolo è voluto). Avremmo dovuto abolire le Regioni e tenere le Provincie, caro Cassese.
Altro giorno, altro tema: il 23 agosto si discute di “una nuova visione dell’Europa”, a parlarcene e, semmai ci fosse bisogno, convincerci, l’agnostico presidente Sassoli, il gentleman ex cattolico-DC Conte Gentiloni Vien dal Mare e il direttore di Repubblica Maurizio Molinari.
Non vi racconto, evitiamo le risate.

Si certo, grandi presenze, Mattarella, Sassoli; ma era chiaro che l’uomo atteso era quello che doveva tracciare la linea da seguire e che per molti dei presenti è l’ideale inquilino del Quirinale, Sua Maestà Mario Draghi.
Un uomo forte di CL, come Giorgio Vittadini lo ha detto senza riserve: «Quale messaggio ci aspettiamo dal Presidente Draghi? Una visione da seguire, un riferimento alto, poiché abbiamo bisogno di una strada nuova, non di tornare indietro e ripercorrere le vecchie».
Non vola una mosca nella sala congressi. Draghi parla di valute, di politiche monetarie, di stock di debito che le nuove generazioni dovranno pagare, e dice pure di sapere quale è il debito buono e quale è quello cattivo.
Dichiara: «i sussidi (debito cattivo) finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale», e aggiunge: «il mondo finanziario deve essere vicino ai giovani, investendo nella loro formazione perché, la partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento».
Discernimento e adattamento. Posizione keynesiana. Nota la massima del più grande economista del Novecento: “quando i fatti cambiano, cambio opinione”. Sopravvive chi è più abile ad adattarsi, come aveva professato Charles Darwin un secolo prima. Per Draghi è la finanza che investe sui giovani non lo Stato, e lo deve fare solo con coloro in grado di discernere e adattarsi. Come quelli che lo osannano al meeting di Comunione e Liberazione, gli eletti, ovvero i solo che possono un giorno aspirare a giudicare nella Corte Costituzionale o diventare Presidenti della Repubblica.
Era previsto che sarebbe tornato il Messia ed eccolo nella sua maestosa presenza.
La prima era nato dentro una grotta fredda e gelata guardato dai pastori, oggi si è ripresentato a Rimini, folgorando le masse con l’annuncio che tutto si è compiuto come la profezia Biblica preannunciava:
Isaia 11,1-16
Il Messia e il suo regno
(Is 42:1-4; Gr 23:5-6) Is 65:17-25
1 Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai,
e un rampollo spunterà dalle sue radici.
2 Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui:
Spirito di saggezza e d’intelligenza,
Spirito di consiglio e di forza,
Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.
3 Respirerà come profumo il timore del SIGNORE,
non giudicherà dall’apparenza,
non darà sentenze stando al sentito dire,
4 ma giudicherà i poveri con giustizia,
pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese.
Colpirà il paese con la verga della sua bocca,
e con il soffio delle sue labbra farà morire l’empio.
5 La giustizia sarà la cintura delle sue reni,
e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.
6 Il lupo abiterà con l’agnello, (Zaia e Bonaccini)
e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; (Salvini e Sala)
il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme,
e un bambino li condurrà.
7 La vacca pascolerà con l’orsa,
i loro piccoli si sdraieranno assieme,
e il leone mangerà il foraggio come il bue.
8 Il lattante giocherà sul nido della vipera (Di Maio e Meloni),
e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente.
9 Non si farà né male né danno
su tutto il mio monte santo,
poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra,
come le acque coprono il fondo del mare.
10 In quel giorno, verso la radice d’Isai,
issata come vessillo dei popoli,
si volgeranno premurose le nazioni,
e la sua residenza sarà gloriosa.
