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Noi, i ragazzi dello zoo calabrese.
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Cultura

Noi, i ragazzi dello zoo calabrese.

Giugno 1st, 2020 Carmine Mercuri Cultura

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Fin da quando ho memoria, ho sempre saputo di crescere, di vivere, in una terra speciale, nel bene e nel male; un posto magico ed esoterico, dove i simboli, gli sguardi, le parole non dette, il modo in cui si compie un azione o il tono in cui si parla, fanno cambiare di significato le identiche parole di una frase, o il movimento di un gesto. Lo si impara subito, verso l’età di dodici anni, ovviamente per chi ha occhi aguzzi per guardare. Ma quando andavo a trovare i cuginetti a Reggio, allo stesso tempo rimanevo scandalizzato del fatto che giocassero dentro e uscissero raramente. Io che ero sempre in giro, in un paesello che per me era un enorme parco giochi, un luogo di infinite avventure, sempre all’aria aperta e sempre in gruppo, a piedi o in bicicletta, in paese o in campagna. Giocando a pallacanestro o andando a rubare frutta nei campi. Sì, la Calabria mi ha regalato un infanzia meravigliosa. Poi purtroppo il sogno finisce ed inizia l’incubo. Ti accorgi che la Calabria, luogo di bellezza che ti taglia il fiato, luogo di civiltà millenarie è ad oggi un regno mitologico, un po’ come la Creta del Minotauro, ma a Creta c’era solo il Minotauro, qui in Calabria di fiere, mostri ed animali strani ne abbiamo tantissimi, e vorrei provare a farne un elenco non certo esaustivo. Diverse sono le fiere che vivono nei labirinti calabresi:

• I “Vampiroidi”: Sono costituiti da una corporatura quasi rachitica ed una pelle pallida, anche se alcuni sono più robusti. Tumulati nei loro completi giacca&cravatta hanno acuti occhi ed orecchie da “professionista-squalo” sempre all’ascolto pronto ad attaccare con grandi fauci di ‘ndrangheta, per fagocitare, dominare, sottomettere, sottrarre alla comunità tutto quello che trova.

• I “Culi Grossi”: una razza che sotto altri nomi si trova un po’ lungo tutto lo stivale. Sono caratterizzati dall’avere un corpo spesso paffutello, per il vizio di ingollare denaro pubblico, e cosa caratterizzante, hanno una poltrona da consesso comunale, provinciale, regionale, da enti locali, insomma una poltrona ben pagata con denaro pubblico (per non far nulla) attaccata al deretano. Inamovibile. Si. Sembrerà strano ma ne abbiamo di “nimali strani” in Calabria. I Culi Grossi, non contenti del loro emolumento, e dei loro privilegi, si adoperano per ottenere indenizzi, vitalizi, pensioni, assicurazioni, posti negli enti pubblici per parenti e amici, e spesso si coalizzano in “cricche” per assicurare la continuazione del potere costituito.

• I “Politicanti”: caratteristica di questa specie è il ciarlare continuo sul “Bene della Calabria”, bofonchiando continuamente frasi senza senso. Nel contempo vanno dappertutto, casa per casa per sfilare un voto dietro mille promesse che ovviamente non manterranno, facendosi alfieri del “mo ma viu iu” a causa del malfunzionamento di tutto ciò che è pubblico in Calabria, quindi “mo sa vidi iscjiu”. Ovviamente i malcapitati che credono ai favori personali o alle promesse pubbliche e solenni di questa gente, finiscono per sbattere il naso al muro, perché queste fiere, se elette in qualche consesso, penseranno solo al proprio stomaco e ad accumulare potere, se non eletti, elemosineranno qualche incarico pubblico. Ambo i casi se ne sbatteranno altissimamente delle promesse fatte, ma racimoleranno qualche briciola dal tavolo del padrone/padrino politico. Se per ogni promessa di sviluppo del territorio, fatta da un qualsiasi politicante, da un qualsiasi palco, in qualsivoglia luogo della Calabria avessimo riscosso un centesimo, a quest’ora avremmo una riserva aurea pari a quella della Federal Reserve.

• Gli “Onorati”: qui siamo nel folklore puro. Queste sono fiere pericolosissime, a tre teste, hanno in mano tutto, dal suolo che calpestiamo all’aria che respiriamo. E quando si nominano, anche se si è in casa con le finestre chiuse, si abbassa la voce. Ma in fondo non fanno granchè di diverso rispetto alle altre fiere. Tengono un intero popolo sotto una dittatura armata, completamente silente ed invisibile, tanto è che il potere giudiziario a volte sembra una mosca che picchia ripetutamente contro il vetro per quanto è disorientata. A volte eh.
Impediscono con metodi odiosi lo sviluppo della regione e quindi dei calabresi stessi, che rimangono molto più inselvatichiti rispetto ad altri abitanti di Regioni quali Puglia e Sicilia. Ci costringono ad andare via lontano, in cerca di lavoro, perché qui lavoro non ce ne sta, per colpa dei politicanti, ma anche per colpa loro, degli onorati.

• I “Grembiulini”: beh su questo tipo di animali feroci vi è poco da dire, sono appannaggio di tutta Italia, anche se in Calabria trovano la loro casa comune. Hanno strani riti legati ad antichissimi simboli, molti blaterano di grandi ideali di fratellanza, ma poi alla fine, quello che conta è beccare la cuccagna. Accumulano potere, soldi ed influenze, spesso sono mischiati a doppio filo con gli Onorati o addirittura ne sono un emanazione.

• Il “Posto pubblico”: poco da dire. Un animale molto comune e dal comportamento prevedibile. Avendo ottenuto un posto a tempo indeterminato in un ente pubblico, magari causa favori o aiuto politico, intoccabile come ogni dipendente pubblico, non controllato e non valutato come ogni dipendente pubblico, esegue le seguenti azioni in successione: nonostante gli stipendi dei dipendenti pubblici siano bassi ma garantiti, con 1200 euro di stipendio compra un SUV da 60000 euro da pagare in 1673 comode rate. Assume poi sul posto di lavoro un atteggiamento da gallo cedrone/gallina faraona, è praticamente sempre in pausa caffè o lettura giornale e se risponde alle sue facenti funzioni è scorbutico, superbo e ovviamente impreparato.

• Il “Chi mi ndi futt’a mia ”: Il tipico calabrese. Indolente, insofferente, fatalista, strafottente e soprattutto individualista al limite dello spasmo. Eravamo, dicono, una grande civiltà. Forse anni di Borboni e centocinquanta anni di gestione all’italiana, con rapina, stupro e furto nonché tre mafie in regalo avranno imbastardito tutto il Sud. Ma il calabrese credo sia insuperabile almeno per i confronti che ho potuto fare tra altri terroni. Il “Chi mi ndi futt’a mia ” è un essere che ciarla ore davanti al bar per sbraitare contro politici, sistema, corona virus ecc. spesso non ha finito la terza media ma è un tuttologo, dalla macroeconomia all’astrofisica. Il problema è che quando arriva il momento di votare, questo animale, invece di votare liberamente, si fa cooptare dai Politicanti. Allora per un po’ tace, schernito dall’accaduto, perché sa che i suoi amici sanno. E a chi gli chiede lumi su qualsiasi argomento, risponde seccato, “Chi mi ndi futt’a mia ”, esorcizzando così ogni possibilità di discorso. Ma dopo poco tempo davanti al bar si ricomincerà ad udire i suoi discorsi strampalati ed illogici. Egli non legge, non sa chi è, non sa da dove viene e non sa dove va. E ahimè, datemi pure addosso, ma questa è veramente la fiera più pericolosa, più degli onorati, più dei politicanti. E’ la più pericolosa perché costituisce la stragrande maggioranza delle fiere calabresi la più diffusa, in modo capillare, la più difficile da estirpare. E potremmo chiamarla col suo vero nome. “La maledetta ignoranza”. Del resto se dopo venticinque anni di insulti la Calabria ha regalato 156000 preferenze al Sig. Salvini, ed al momento la Lega Nord è secondo partito in giunta regionale, qualcosa vorrà pur dire.

Forse mi sarò dimenticato qualche animale che abbiamo qui, nella nostra (nonostante tutto) ridente, baciata dal sole, Calabria, dove comunque, alla disoccupazione rispondiamo crogiolandoci sul bagnasciuga, a tutti i problemi “di fuori” non pensiamo proprio, perché qui “cchiu scuru da menzanotti non po’ veniri”. E allora nonostante tutto viviamo sereni, alla giornata, come fossimo abitanti dei caraibi.

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