Nicotera. Sarà l’esame del Dna ad imprimere lo stigma dell’ufficialità sull’identità di quel corpo carbonizzato trovato nelle campagne di Preitoni nella Fiat Punto ad uso di Stefano Piperno. Ormai non vi sarebbero più dubbi sul fatto che quei poveri resti siano riconducibili al 34enne scomparso lunedì pomeriggio, tuttavia l’esame genetico fugherà definitivamente ogni dubbio.
Sono tanti i punti interrogativi che aleggiano intorno a questa storia. Fitto, appare al momento, il mistero da dipanare. Gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Vibo, avranno un bel dare per definire i contorni di questa vicenda ancora tutta da raccontare. Per adesso emergono particolari, elementi, indizi, dai racconti dei suoi conoscenti e dalle pochissime indiscrezioni fatte trapelare dagli investigatori (che su questa storia hanno apposto il massimo riserbo) che compongono un mosaico indecifrabile che se possibile rende ancora più complicata la ricerca della verità. Benchè in un primo momento si sia pensato a un atto autolesionistico, man mano che si svolgevano i primi rilievi sulla scena del ritrovamento del cadavere l’ipotesi dell’omicidio cominciava a prendere piede. Il fatto che il ragazzo fosse da poco uscito dal tunnel della depressione ha indotto qualcuno a pensare che la sua sparizione fosse da legare ad una eventuale riacutizzazione del male oscuro. Ma gli stessi inquirenti, pur non scartando l’eventualità del suicidio, hanno indirizzato le indagini verso la più plausibile ipotesi che Stefano sia rimasto vittima di un omicidio. Ma chi e perché voleva morto il giovane insegnante di italiano? I familiari di Stefano sono convinti che il ragazzo non si sia tolto la vita, ma che sia stato vittima della malvagità altrui, vittima di una mano assassina che l’ha fatto fuori nel peggiore dei modi. La famiglia e i conoscenti si sono stretti intorno ai genitori e al fratello, per portargli conforto e sostegno.
La madre, una donna dolcissima, professoressa in pensione, si trova nella stanza del suo figliolo, sdraiata nel suo letto, come per continuare a mantenere un contatto fisico con il suo Stefano, la sua chitarra e i suoi libri. «Era un ragazzo buono», ci dice, stringendo un fazzoletto intriso di lacrime tra le mani. «Quello che voglio adesso è la verità». I genitori non hanno idea di cosa possa essere successo, di certo escludono il suicidio. Lo afferma senza esitazione una delle zie materne. Una linea condivisa da tutta la famiglia, che ha già nominato un avvocato e un medico legale che presenzierà all’esame autoptico. «Quale sia la verità», ha dichiarato il padre, il professore Piperno, «io ho perso un figlio»; una scoperta avvenuta in modo traumtico, tramite un post su Facebook.
Intanto da alcune indiscrezioni emerge che Stefano avesse una frequentazione con una donna più grande di lui, di nazionalità romena, 40 anni, separata e madre di una figlia di 16. Gli inquirenti dovranno stabilire se alla base di ciò che è successo a Stefano ci sia la sua vita privata. La sua famiglia e l’intera comunità attende con il cuore in gola gli sviluppi delle indagini.