di Pasquale Muzzupappa- Intelligenza, sostantivo da intelletto, dal latino” inter-lègere,” cioè, cogliere l’essenza delle cose, captare le nervature e i sostegni della realtà, penetrare dentro la superficie delle cose, fatti, concetti e avvenimenti per saperne cogliere gli elementi essenziali e formulare giudizi che sintetizzano la realtà, avvicinandosi sempre più al concetto di “vero”, desiderabile” e “bello”.
Vi sembra che oggi l’intelligenza abbia questo profondo ed entusiasmante significato? Intelligenza spesso significa essere “brillanti” in un determinato contesto e ciò e’ tutto quello che comporta: ma anche l’ottone brilla, ma non è oro! Molti non comprendono che l’intelligenza deve essere una sintesi tra cuore e cervello: il cuore è nato prima del cervello. Il cuore ha un cervellino piccolo di oltre 40 mila neuroni che lo regola e lo protegge e un campo magnetico di tre metri; alcune persone particolarmente sensibili riescono a vederne l’aura. Da qui si parla di “Intelligenza del cuore” e lo psicologo David Goleman ha tratto il suo maggiore successo letterario con il saggio “L’Intelligenza emotiva”, dove raffigura vari aspetti tratti dalla vita quotidiana, da fatti di cronaca e materiale clinico, in cui risalta l’importanza cruciale delle emozioni e alla capacità di gestirle sapientemente al fine di avere una vita ricca, piena di saggezza e di “logos”, significato; non una vita comoda e priva di rischi, a cui molti aspirano, fraintendendo evidentemente la natura stessa dell’esistenza che è in sé rischio, coraggio, avventura, sapersi prendere le responsabilità al momento opportuno. Perciò l’intelligenza del cuore. Coraggio, viene da cuore, cor-cordis: cuore.
“Sei un uomo o donna di cuore”; “non hai cuore”; “ha indurito il cuore”, sono delle comuni espressioni, usate più spesso nel passato, quando cervello e cuore erano più uniti e collaboranti; oggi, sotto la spinta della società affluente del liberismo “senza cuore”, ci siamo incattiviti tutti: dal latino captivus, “imprigionato”, siamo tutti prigionieri dell’ego, questa sorta di muraglia che ci impedisce di sentire e quindi di esperire la vita nei suoi aspetti più reconditi e veri. Per questo occorre un grande lavoro su se stessi; ormai in questo tornante storico è diventato un imperativo categorico, voglio dire che ognuno di noi deve ri-scoprirsi, ri-mettersi a nudo, davanti a uno specchio, per potersi guardare, perchè lo “specchio” ci rimanda l’immagine di noi stessi, ma speculare, dove la destra diventa sinistra e viceversa. Questo è di capitale importanza non per “fregare il prossimo”(che nell’essenza più vera è tradire la parte più nascosta e veritiera del nostro essere) ed essere “vincenti” nella società dei consumi. Rimettersi in gioco equivale a ricominciare da capo e sfrondare l’io da tutti i rami inutili; una potatura che permette all’essere di crescere secondo la propria natura. Sfrondare, in questo contesto equivale a togliersi gli abiti che la società impone all’io dalla prima infanzia, tramite gli agenti inconsapevoli, i genitori e altri vettori di trasmissione di pseudo valori. Questo è di capitale importanza per riuscire ad essere felici. E’ l’intelligenza del cuore a suggerircelo, per riuscire ad essere felici. E non si può essere felici con indosso una maschera e un’armatura che nasconde il corpo, che è, in ultima istanza, un simbolo dell’anima, meglio: del suo “percorso” durante questa vita e qui non si può non accennare all’attualità del momento presente dove un virus è stato gestito dai padroni del discorso, ossia le grandi lobbies trasversali: apparato militar industriale, club Bildenberg, organismi quali l’OMS, élites massoniche e plutarchiche, in modo palesemente antidemocratico e antiumano, dove il fine ultimo è il controllo delle menti e dei corpi: distanziamento, obbligo di mascherina (il volto, l’identità, quindi la negazione dell’individualità), la mascherina copre i lineamenti del viso, che sono personalissimi. Gli esseri umani trattati alla stregua di merci, né più né meno, masse instupidite, dei bambini riottosi a cui comminare multe e divieti; praticamente l’autorità si è rivolta alla parte piccola, bambina, di ognuno di noi, un super io egoico che deve disciplinare e sanzionare tutti i comportamenti che deviano dalla norma salutistica e securitaria. L’intelligenza del cuore non esiste, come neanche il senso di colpa dell’Autorità, in quanto i suoi esecutori si identificano con il potere, unica sovrastruttura in grado di mettere ordine nel caos del post moderno. Ma l’umano non si può ingabbiare con sbarre reali, esiste una dimensione altra a cui l’umano può sempre fare riferimento se il presente mostra il suo lato più feroce e dispotico; le ali della libertà non hanno confini ed elaborano forme inedite di resilienza, specialmente negli spiriti più evoluti.
