di ORESTE TARANTINO
Devo essere sincero, mi ero sbagliato e chiedo scusa al Gen. Saverio Cotticelli, l’unica persona perbene in questa storia, seppur completamente fuori ruolo. Parimenti stesse scuse a Maria Crocco, l’unica persona capace in questa tragicomica soap opera.
So che a pelle scaturirò sdegno, ilarità, noncuranza per quello che dirò, ma del resto che devo solleticare in una pagina che si dichiara “contro” se poi scrivo le stesse cose di tanti altri pseudogiornalisti più o meno ideologizzati.
Mentre mi accingo a sviluppare la mia analisi a mente (spero) fredda, in televisione guardo Tagadà, programma condotto dalla simpatica, smaliziata e un pochettino faziosetta Tiziana Panella su La 7 (ormai, dopo ieri sera, noi calabresi non cambiamo più canale), e mi soffermo a sentire ciò che dice in collegamento web l’ultra fazioso Maurizio Damilano, il super giornalista di punta e a libro paga del gruppo Espresso-Repubblica dell’ex Carlo De Benedetti che, sulle note dell’ormai idiomatica frase di Roy Batty in Blade Runner, dice: “ieri sera ho sentito cose che voi umani…etc” e conferma le mie preoccupazioni più che convinzioni.

Già, La7… se non fosse stato per Giletti, che deve fare per forza la star e non smette mai di parlare addosso agli altri manco se abbattuto a lupara, ieri sera Cotticelli ne avrebbe raccontate di tutti i colori. Peccato.
Tuttavia, quantomeno un po’ di chiarezza è stata fatta. A mio modesto parere tantissima, anche oltre, basta saperla inquadrare tra le righe.
La nomina a commissario regionale del Generale Cotticelli avvenne il 7 dicembre 2018 per volere dell’allora Ministro della Salute Giulia Grillo (medico siciliana, laureata in medicina e chirurgia che ha perfezionato i suoi studi con un master sulla “programmazione dei servizi sanitari” all’Università Cattolica di Roma).
La pandemia era ancora sconosciuta e la Calabria si dibatteva nei soliti problemi secolari. Dopo 8 anni di commissariamento, le perdite nei bilanci sanitari aumentano vorticosamente, gli scandali e le inchieste erano all’ordine del giorno. E non c’era neanche la solita possibilità, buona per tutte le stagioni, di accollare alla ndrangheta manco un reato, in quanto erano tutti in capo a svariati colletti bianchi e politici di ogni appartenenza e colore.
La parvenza data è stata quella che il generale Cotticelli, più che di un mandato operativo, doveva avere quello di un baluardo di legalità. Una figura tra un “salvavita elettrico” e una “tagliola per topi”.
Lui stesso racconta che la prima cosa che ha fatto, arrivato a Catanzaro, è stata quella di andare a trovare il Procuratore Gratteri e chiedere consiglio e così, va a dormire in un alloggio in caserma, mangia a pranzo alla mensa, si porta la cena e la consuma nella propria stanza. Non è uscito mai una volta, neanche per mangiare una pizza.

Un compito davvero ingrato quello di Cotticelli che si chiude dentro il suo ufficio, e con la sua unica e preziosa collaboratrice, il subcommissario Maria Crocco, controlla e passa al vaglio documenti, spese, bilanci.
La stessa “Maria”, che giustamente redarguisce, senza pensarci troppo, il superiore, quasi maternamente per proteggerlo come fosse una badante, e poi tanto vilipesa dai media di regime dopo l’intervista trasmessa. Quella che in tutta questa batteria pirotecnica di incompetenza, è l’unica a vantare un curriculum professionale di eccellenza. (1)
I servizi sanitari non migliorano di certo, e perché mai dovrebbero farlo. Non è compito di Cotticelli fare funzionare gli ospedali, i reparti e le strutture di qualunque tipologia specialistica. Ci devono pensare i medici, i direttori sanitari, e il senso civico a cui ognuno è chiamato.
Tuttavia le malversazioni subiscono una battuta d’arresto e, per magia, i debiti iniziano a scendere, in un solo anno si abbattono di quasi 70 milioni di euro.
Il Generale non caga nessuno, non risponde al telefono, non frequenta salotti buoni, l’unico con cui colloquia è Gratteri. Vuoi vedere che la strategia è quella giusta?
Da 170 milioni, i debiti scendono sotto la soglia dei 100. Ad un certo punto lievitano daccapo e senza motivo a quasi 200.
Senza giraci troppo intorno è successo che, il policlinico universitario Mater Domini, si era dimenticato di mettere a bilancio 100 milioni di perdite nel 2014, li nasconde e li rispolvera in piena pandemia, magari con la speranza che in questo caos di stanziamenti europei, MES, Recovery Found, Tre Carte e rubamazzetto, transitino “a mucciuni” e vengano sanate dalla collettività. Questo evidentemente spera il genio – ammanigliato ai poteri forti – Commissario della più grande struttura sanitaria del capoluogo: Giuseppe Zuccatelli.

Il Generale, a quel punto, si incazza, convoca Zuccatelli che probabilmente si sente forte dell’appoggio del nuovo Ministro della Salute, passato nel frattempo in mani amiche, e volano i cazzotti, a quel punto le carte, per detta del Generale, arrivano alla Guardia di Finanza come giusto che sia.
E fino qua, a parte le file agli ospedali pubblici per fare le analisi ed esami gratis, la cura Cotticelli che, ribadiamo, sono regole contabili imposte da quei parametri europei che hanno trasformato la personalità giuridica degli enti pubblici (SSN) in una tipologia privatistica di azienda (ASL) con tanto di bilanci da approvare e portare in pareggio, ebbene, la cura del Generale funziona.
Arriva la pandemia, siamo in pieno lockdown totale, in Calabria la situazione è tranquilla, pochissimi casi, quasi zero. La situazione al nord invece è surreale, devastante, si decide la chiusura dell’intera nazione per quasi due mesi.
Non si trovano mascherine, non si trovano guanti, tutti a fare incetta di alcol, candeggina e creme per le mani per costruire in casa detergenti in sostituzione degli introvabili prodotti gel. Un casino.
Il presidente Conte, nomina un supercommissario ad hoc per l’emergenza con poteri talmente forti che lo stesso Superman intervistato, sbattendo le mani, ha detto: “minchja, l’avissi jeu”.

Tutto, dalla fornitura dei guanti alla più sofisticata sala operatoria, ovvero ciò che riguarda l’approntamento di reparti COVID, passando per la toilettatura dei cani dai veterinari, deve passare per le superdotate mani di Domenico Arcuri.
E questo è rimasto sino alla fine di ottobre 2020. O almeno per quanto riguarda la Calabria.
A fine maggio del virus non c’è quasi più traccia, si sospira per il pericolo scampato, e mentre in Lombardia Bertolaso completava i lavori della ex Fiera adibita a reparto COVID per la goduria satirica di Travaglio e Scanzi, gli esperti mettevano in guardia il Governo di una quasi certa ondata di ritorno dell’epidemia in autunno.
Il Ministro della Salute Speranza, a questo punto, invita le Regioni ad approntare un piano COVID, completo di implementamento dei reparti di terapia intensiva specifici e di sottoporlo al Ministero per l’approvazione.
Da quanto risulta il Generale Cotticelli ha inviato il piano a giugno, e integrato secondo nuovi parametri a luglio, cosa peraltro confermata, ieri sera in diretta, dal sindacalista della UIL Azzarà.
Ma Cotticelli è un militare quasi fumettistico, sicuramente una persona perbene, abituato a non parlare molto né con i pochi superiori a cui risponde “signorsì” e né con i molti sottoposti, da cui si stente dire solo “signorsì”, quando invece è incalzato da un “giornalista killer” a caccia del classico burocrate politico incompetente e parassita, va completamente nel pallone.
Nell’intervista a Rai3, risponde ad una domanda del giornalista, leggendo ad alta voce una lettera di risposta arrivata a malapena una settimana prima dal Ministero della Salute, di essere Lui l’attuatore del piano COVID. A quel punto è proprio andato in bambola e non si rende conto neanche di ciò che dice, confonde il progetto piano COVID (compito che aveva svolto in maniera precisa) con l’attuazione del piano e combina la frittata.

Ho riguardato l’intervista decine di volte, vi invito a riguardarla pure voi.
Domenico Arcuri doveva attuare il piano COVID, in Calabria come in tutta Italia, quello che era già pronto da giugno, solo che quando parte l’epidemia a fine ottobre, si rende conto che non è in grado di fare più niente a gira la patata bollente in mano alle Regioni, e per la Calabria, in quanto commissariata, al commissario.
Cotticelli ha cercato di dirlo più volte da Giletti ma è stato sempre bloccato sul nascere dai giornalisti presenti in studio, tra cui Myrta Merlino ex compagna proprio di Domenico Arcuri e padre di sua figlia, che tutto poteva fare tranne quello di tornare a casa e farsi odiare dalla figlia per avere crocifisso il padre. Ma che ci faceva una come la Merlino in quello studio visto il suo passato sentimentale?
A questo punto, dopo aver violentato me stesso ed essere stato più possibilmente fedele alla cronaca e ai fatti, permettetemi di fare, finalmente, una analisi becero-politica.
A mio giudizio, il PD a trazione LeU ha vinto su tutta la linea la partita segreta che si sta giocando, nella stanza dei bottoni, con il M5S.
L’incomodo Generale, scelto dai grillini, che non voleva far diventare pubblici i debiti e le perdite accumulate nella gestione di strutture controllate con solito schema politico (esempio conosciuto MPS), viene cacciato con disonore e, al suo posto, con una scelta di tempo straordinaria, impoltronato il classico affidabilissimo Dem che i guai contabili li aveva davvero combinati, Giuseppe Zuccatelli, messo a dirigere, con pieni poteri e con uno staff faraonico di funzionari al proprio comando, il maggiore, forse l’unico centro di spesa importante della Regione Calabria.
Talmente importante che, a questo punto la carica di Governatore, visto quello che ne rimane, diventa inutile. Incarichi, concorsi, assunzioni, appalti, tutto nelle mani di Zuccatelli, ovvero di Speranza, Bersani e Co., cum gaudio magno di tanti galoppini fedelissimi, già all’opera a calcare la mano a vantaggio degli interessi propri. La detenzione Machiavellica del potere allo stato puro. Tutto troppo facile, se non fosse stato per quella ripresa fatta a sua insaputa circa il contagio a luci rosse con tanto di slinguazzamento, che fa traballare la poltrona prima ancora di averla occupata, e che ora viene messa ancora più in crisi dalla vicenda dei 100 milioni fuori bilancio della struttura da lui gestita.

A questo punto il gioco rimbalza nelle sale romane e spero che il M5S faccia valere un minimo di dignità, se ancora gli è rimasta (ma dubito). Conte ha nominato, senza batter ciglio, Zuccatelli. Lo ha fatto di impeto, forse senza neanche approfondire. Ha scelto uno che gli è stato indicato dal PdP – Partito del Poter. Un incarico sfacciato, senza ritegno, verso una persona non solo incompetente come sanitario (vedi il video), ma palesemente degradante come senso civico.
Un bifolco che uno statista di livello, giusto e democratico come Kim Jong-Un (considerando i nostri vertici istituzionali a questo punto lo è), avrebbe dato in pasto ai maiali.
(1) https://www.regione.abruzzo.it/scheda/300