di ENZA DELL’ACQUA
Il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, replica, via social, all’articolo apparso su questa testata il 17 ottobre scorso, nel quale si tracciava l’articolata rete familiare dell’intera amministrazione di cui egli è alla guida. Rete parentale intrecciata con soggetti in odor di mafia e precedenti di polizia.
La sua è una replica tutt’altro che compita e razionale. Anzi, è una filippica al vetriolo contro la sottoscritta e contro un atto giornalistico, puro e semplice, che, come spesso accade a chi vuol fare serio giornalismo a queste latitudini ha dovuto fare i conti con una valanga di insulti. Naturalmente non ci spaventano gli insulti di Macrì e Contropotere continuerà ad occuparsi con attenzione e coraggio di questo territorio in tutti i suoi caleidoscopici aspetti, in primis quelli che vedono gli intrecci tra mafia, politica e istituzione. Il sindaco di Tropea, nel suo post, si lascia andare ad un lungo autoelogio della sua attività amministrativa, celebrandone le gesta; alle lodi sperticate di se stesso, segue una difesa della città di Tropea, come se Contropotere ne avesse messo in discussione il fascino, la bellezza e le enormi potenzialità. La risposta del sindaco, pubblicata sul suo profilo Facebook, si potrebbe riassumere tutta in un’inquietante foto, che qui pubblichiamo, in cui lo scenario è dominato da una mano con il dito indice puntato, come ad indicare qualcuno, un nemico, presumibilmente, da additare e stigmatizzare. Sullo sfondo centinaia di volti ostili, che guardano nella direzione indicata da quell’enorme mano, forse quella di un megalomane punto sul vivo?

Il primo cittadino diffama ed offende. Chiediamo l’intervento del Prefetto a nostra tutela.
É arrivata, dunque, dal profilo facebook “Giovanni Macrì, sindaco di Tropea” la replica alla nostra inchiesta sull’amministrazione comunale di Tropea e su quanto emerge dalla relazione della Commissione di accesso agli atti – nominata dalla Prefettura di Vibo Valentia – che nel 2016 ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Di quel Consiglio faceva parte, quale consigliere comunale di minoranza, anche l’attuale sindaco Giovanni Macrì ed alla sua figura ed a quella dello zio Gerardo Macrì (pregiudicato e già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza), la relazione dedica diverse pagine e addebiti. È una replica, quella del primo cittadino di Tropea, che sfocia nell’insulto e nell’offesa gratuita verso la testata giornalistica Contropotere e la sottoscritta giornalista, regolarmente iscritta all’Albo dei Giornalisti da anni e sino al marzo scorso giornalista della carta stampata. Citiamo tali circostanze ai lettori per sottolineare che invece il sindaco Macrì già all’inizio della sua cupa replica ha volutamente squalificato la figura professionale della giornalista non qualificandola neppure come tale ma definendola semplicemente una “blogger” che – lo ricordiamo per chi non lo sapesse (ma sono certa che il sindaco Macrì ben conosce la differenza fra una blogger ed una giornalista) – è colui che si diletta a pubblicare dei contenuti sul web. Eppure, la nostra testata giornalistica (testata giornalistica, sindaco Macrì, non un blog) è regolarmente autorizzata dal Tribunale di Vibo Valentia con tanto di autorizzazione pubblicata sulla prima pagina del giornale on line come imposto dalla legge. Veniamo alle accuse del sindaco di Tropea Giovanni Macrì. In verità ci saremmo aspettati che il primo cittadino replicasse sui FATTI e le circostanze specifiche di cui abbiamo scritto. Nulla di tutto questo è accaduto, parlando invece, il primo cittadino, di “mistificazioni subdole” e – lo dice il sindaco – “assai parziali”. Non indica però quali sarebbero le “mistificazioni” e cosa Contropotere avrebbe omesso quando sa invece benissimo che il nostro giornale ha semplicemente pubblicato quanto scritto a caratteri cubitali dalla Commissione di accesso agli atti nominata – lo ricordiamo – dalla Prefettura di Vibo Valentia. Annuncia addirittura querela per diffamazione, ma lo anticipiamo: sarà Contropotere ancor prima della chiusura di questa settimana a querelare lui per il suo scritto diffamatorio nei confronti della sottoscritta nella sua pagina Facebook. Non solo e non tanto per aver voluto squalificare una giornalista definendola spregevolmente una “blogger”, ma soprattutto per essersi lasciato andare ad offese gratuite definendo chi vi scrive come “misera pedina” usata da altre persone. La “misera” avrebbe agito – secondo Macrì – non per dovere di informazione e di pubblica denuncia (perché dire che siamo indignati e sbalorditi dall’aver letto quanto scrive la relazione della Commissione prefettizia sul conto del sindaco Macrì e dei suoi assessori e familiari è poco) ma per “smania di protagonismo”.

Anche di questo il sindaco Macrì risponderà in Tribunale perché – ove non lo sapesse e ci meraviglia vista la sua ex professione di avvocato – sino a prova contraria definire una persona quale “misera” è un’offesa ed ancor di più se tale persona è una donna ed una giornalista, e se lo si fa attraverso uno scritto pubblico si integra il reato di diffamazione. E non ci risulta che nell’immaginifico “Principato di Tropea” il codice penale sia stato abolito e sia stata attribuita licenza al sindaco di offendere e diffamare senza poi doverne rispondere nelle sedi competenti. Ci auguriamo che il sindaco dichiari sin da ora di rinunciare alla prescrizione se verrà – come sono certa – rinviato a giudizio per diffamazione. Il sindaco Macrì, oltre a definire la giornalista “misera pedina”, annuncia querele anche per altri. Querelerà quindi pure i commissari (capitano dei carabinieri, capitano della finanza e viceprefetto Iannuzzi) della Commissione di accesso agli atti che hanno scritto quanto da riportato da Contropote.it (con l’indicazione pure delle pagine) sul suo conto e su quello dei suoi assessori e dei loro stretti congiunti? Il sindaco Macrì lo faccia, ne vedremo delle belle. Per intanto registriamo il suo linguaggio offensivo e violento anche nella grafica della sua replica, con persone dal volto cupo e tetro in primo piano avvolte in una minacciosa nube scura ed una grande mano con l’indice puntato, quasi a voler aizzare la folla contro la giornalista. Un gesto che mai ci saremmo aspettati dal sindaco di una città dalla cultura millenaria come Tropea.
Ci teniamo poi a ribadire al sindaco Macrì, che parla nella sua replica di “attacco alla città di Tropea”, che Contropotere.it non ha fatto alcun attacco alla città di Tropea ma ha avanzato legittime critiche all’amministrazione Macrì (che è cosa ben diversa e ben distinta, per fortuna, dall’intera città) alla luce di quanto scritto dalla Commissione di accesso agli atti sul suo conto e sui suoi assessori. Il sindaco Macrì, che pretende di parlare a nome dell’intera città di Tropea, dovrebbe poi ricordare che la maggioranza dei cittadini tropeani non l’ha neppure votato ed è contro la sua amministrazione. Abbiamo infatti già scritto che la matematica non è un’opinione e se si prendono i voti ricevuti dai candidati a sindaco Massimo L’Andolina, Nicola Cricelli e Peppino Romano, e li si sommano insieme si ottiene un solo dato: la maggioranza dei tropeani non ha votato per l’attuale sindaco Macrì che pur pretende di parlare a nome dell’intera città e della maggioranza dei suoi cittadini che, invece, sono molto preoccupati nel sapere di alcune presenze nell’amministrazione comunale. Cittadini numerosissimi ed in maggioranza a Tropea a cui abbiamo dato voce.

Il passaggio su Giovanni Macrì contenuto nella relazione della Commissione di accesso agli atti, a pagina 38
Il sindaco parla di “mafie” nella sua replica ma dimentica di spendere anche una sola parola su un familiare di un suo assessore condannato proprio per mafia e che ha postato sul suo profilo Facebook il santino della nipote invitando tutti a votarla. Nipote poi nominata dal sindaco suo assessore. É un fatto su cui il sindaco nella sua velenosa replica sorvola. Il sindaco parla di sostegno alle Forze dell’ordine ma dimentica che sono state proprio le forze dell’ordine a scrivere determinate cose sul suo conto e su quello degli stretti familiari dei suoi assessori. O forse le Forze dell’ordine non vanno bene quando scrivono dei familiari dell’assessore Trecate o del marito dell’assessore Graziano? E la smetta una volta per tutte, il sindaco Macrì, di parlare di “attacco a Tropea capitale italiana della cultura” perché – lo si ribadisce – non è in discussione la storia millenaria di Tropea e la sua cultura secolare, ma esclusivamente la sua amministrazione comunale ed i suoi legami parentali con pregiudicati e delinquenti. Il sindaco, in sostanza, l’ha capito o no che il marito di un suo assessore è un pluripregiudicato e viene indicato dai magistrati come vicino ai clan Mancuso e La Rosa? L’ha scritto la Commissione di accesso agli atti prefettizia, Contropotere.it non ha inventato nulla. Di quale mafia quindi parla il sindaco? L’immagine pessima della Calabria (come la definisce il sindaco) la danno i giornalisti che non si vendono per quattro lenticchie e che danno conto di quanto scrivono le forze dell’ordine o il sindaco Macrì che nomina personaggi con legami familiari compromettenti ed a rischio, come nulla fosse, pretendendo poi che la maggioranza dei cittadini e della stampa non dicano nulla per non urtare il suo Principato?
Di una cosa sola chiediamo scusa ai lettori: che se informazioni “parziali” ci sono state nel precedente articolo, le stesse sono solo nell’elencazione di tutti i precedenti penali e di polizia dei familiari degli assessori che sono ancora più corposi di quanto abbiamo già scritto. Pagine e pagine che abbiamo cercato di riassumere. Provvediamo a colmare tale “lacuna” (di cui il sindaco Macrì avrebbe solo dovuto ringraziare Contropotere.it) iniziando a scrivere un fatto nuovo che riguarda proprio la sua persona e cioè che a pag. 38 della relazione della Commissione di accesso agli atti si legge testualmente: “Sul conto del consigliere Macrì Giovanni emergono inoltre frequentazioni con soggetti gravati da precedenti penali e/o di polizia”. Pagina 38 della relazione della Commissione prefettizia di accesso agli atti che ha portato nel 2016 allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.Il sindaco ne prenda atto e risponda non tanto a noi, quanto alla Commissione di accesso agli atti, alle forze dell’ordine ed ai cittadini.

Non ci faremo intimidire dal sindaco Macrì, dalle sue querele temerarie (verrà denunciato anche per calunnia appena le riceveremo)e dal suo tentativo di metterci il bavaglio e di puntare pericolosamente l’indice (anche graficamente con una foto che è tutta un programma) contro una giornalista quasi a mo’ di linciaggio aizzando le folle del suo personale Principato. Invochiamo sin da ora l’intervento del prefetto di Vibo Valentia, Francesco Zito, a nostra tutela ed a difesa della libertà di stampa e di critica, condannando chi – come il sindaco Macrì – vuole esporre alla gogna una giornalista utilizzando i social network e la sua pagina Facebook di primo cittadino paventando inesistenti complotti planetari cercando di emulare il suo amato leader (pregiudicato) Silvio Berlusconi. Sono la maggioranza dei cittadini perbene di Tropea, e non solo, a chiedere chiarezza sulla presenza di determinati legami degli amministratori evidenziati dalla Commissione prefettizia. Chiarezza e risposte su fatti specifici che il sindaco Macrì non ha sinora dato preferendo insultare e definire “misere” persone chi ha solo fatto il proprio dovere di giornalista. Giornalista, caro sindaco, non blogger.