di ORESTE TARANTINO
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dice che l’Italia è un paese che “ama la libertà ma anche la serietà”, accendendo una diatriba con il premier inglese Boris Johnson.

Ci sta che il sempre compassato, quasi taciturno, Presidente italiano corra in difesa dell’onore della Patria ma, sinceramente, in questo caso, mi è sembrato davvero eccessivo visti i contorni della vicenda.
É successo che al premier britannico, era stato chiesto dallo speaker laburista (di sinistra) della Camera, Ben Bradshaw, come mai in Italia e in Germania la percentuale dei contagi si mantenesse più bassa di quella inglese formulando un’ipotesi: “Potrebbe essere che abbiano un sistema di test e di tracciamento pubblico nazionale e territoriale che funzioni?”.
Ciò ha provocato le dichiarazioni di Johnson che, testualmente, ha risposto: “C’è un’importante differenza tra il nostro Paese e il resto del mondo. Ci sono Paesi che amano la libertà e se guardate alla storia di questo Paese negli ultimi 300 anni è sempre stato all’avanguardia per libertà di pensiero e democrazia. È difficile costringere il nostro popolo a obbedire in modo uniforme alle linee guida considerate indispensabili”.

Pertanto Johnson non ha citato espressamente l’Italia, ha solo voluto marcare una differenza che, vera o non vera, egli ritiene essenziale tra il Regno Unito e il resto del mondo, e più specificatamente nell’arco temporale degli ultimi 300 anni.
C’è da creare un caso bellico per questo? Secondo me no, tant’è che neanche in Germania, seppur chiamata in causa, ha ritenuto necessario rispondere.
In Italia, invece, ci siamo punti nell’orgoglio. Da qui la replica piccata del nostro Presidente.
Mi permetterei, da perfetto contropoterista amante della storia e della coerenza intellettuale, di consigliare ad entrambi più cautela nelle proprie riflessioni pubbliche, in quanto potrebbero creare ai più attenti critici del progredito occidente scompensi gastrico-intestinali e ilarità incontrollata.
La famosa e decantata democrazia e libertà inglese di Johnson è quella che, sino al 1967, ha censito gli aborigeni australiani tra la flora e la fauna; è quella che, sino agli inizi degli anni 90, ha mantenuto nella Costituzione sudafricana la parola Apartheid; è quella che ha silenziato le proteste dei civili – “Bloody Sunday o massacro di Bogside” – il 30 gennaio 1972 a Derry, nell’Irlanda del Nord, quando i soldati britannici spararono a 26 civili disarmati durante una marcia di protesta contro l’internamento senza processo.

Qui potrei davvero continuare per pagine ma diventerei tedioso. In verità, contrariamente all’Inghilterra, in Italia c’è tantissima libertà, ce n’è così tanta che sconfina a volte nella pochezza civile.
É il decantato amore per la serietà il problema, e gli italiani lo sanno perfettamente. Specialmente in politica.
Siamo il paese delle baronie universitarie, degli studi solo per ricchi; dell’evasione fiscale incontrollata; della spazzatura per le strade; delle più temute organizzazioni criminali del pianeta molto spesso in totale simbiosi con le Istituzioni dello Stato; delle raccomandazioni ormai diventate prassi legale, dove i giovani laureati sono costretti ad emigrare per cercare lavoro il più delle volte proprio in Inghilterra, mentre il nipote del Presidente trova facilmente lavoro come Amministratore Delegato di banche pubbliche.

Siamo il Paese dove se solo proferisci la parola “meritocrazia” sei punito penalmente e rischi l’ergastolo!
Siamo quelli talmente seri che abbiamo fatto scegliere a tre advisor di banche private se entrare o no nell’euro, mentre gli inglesi lo hanno chiesto con un referendum ai cittadini; siamo quelli del “Sistema Palamara”.
Siamo quelli della Corte Costituzionale che fa distruggere le intercettazioni telefoniche che sputtanano il Presidente della Repubblica in carica che parla dei dettagli di un accordo Stato-mafia con il Ministro degli Interni, e peraltro un componente di quella suprema Corte era proprio Lei caro Presidente Mattarella.
Si ricordi Presidente, noi siamo quelli che cercavamo di scoprire con le sedute spiritiche, (riuscendoci!), il covo dove dei terroristi tenevano il Suo illustre segretario politico della DC in ostaggio, e nonostante tutto farceli scappare.
Questa Lei la chiama serietà?
No, caro Presidente, noi non siamo un paese serio; seri non lo siamo mai stati. Noi italiani abbiamo lo stesso amore per la serietà, quanto gli inglesi per la democrazia.
La terza parola in esame, “LA LIBERTA”, è un’altra cosa, e qui lascio parlare un esperto (più di me e, a questo punto, di Lei).
“La libertà non è stare sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.” (Giorgio Gaber)
