di ENZA DELL’ACQUA
É nelle grandi sfide che si vede la qualità di un esecutivo alla guida di un Comune. E l’amministrazione Marasco, di fronte alla prova madre, che è l’apertura in sicurezza della scuola in tempo di coronavirus, ha dimostrato tutta la sua fragilità e incompetenza. Già, perché a Nicotera, per decreto del sindaco, la scuola elementare e media non riaprirà il 24 settembre, come ovunque, nel Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Anzi, nelle intenzioni di Giuseppe Marasco, avrebbe dovuto aprire il 6 ottobre. Ovvero, ben due settimane dopo rispetto agli altri Comuni. Motivazione? Quella che di norma l’amministrazione tira fuori dal cappello magico, ogni talvolta serva un alibi perfetto: il Covid-19. Infatti, secondo il primo cittadino, “il quadro epidemiologico a livello provinciale è in costante evoluzione”, e quindi, egli, pur ribadendo le proprie “perplessità”, è costretto a posticipare l’apertura delle scuole il 28 settembre.

Egli stesso ribadisce che la sua intenzione era quella di rinviare il tutto al 6 ottobre, ma poi, dopo la più che legittima reprimenda dell’Ufficio Scolastico Regionale, ha dovuto fare dietro front e porre rimedio al pasticcio che aveva combinato. Nella nota divulgata su Facebook, il porta voce dell’amministrazione spiega che “neanche le emergenze legate alla vicenda del Covid-19, consentono purtroppo di ridurre i duecento giorni annuali di svolgimento delle lezioni, previste obbligatoriamente dalle normative vigenti”. Quel purtroppo è più eloquente di qualsiasi altra spiegazione, oltre ad essere un lapsus formidabile sulle reali intenzioni dell’amministrazione Marasco: prendersi più tempo disponibile in quanto la scuola non è pronta per accogliere gli allievi.

Il problema vero è che i lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico della Antonio Pagano, non sono ancora terminati. La cosa davvero sconcertante è che il sindaco abbia assunto motu proprio la scellerata iniziativa di aprire la scuola il 6 di ottobre, agendo all’infuori delle regole e della legge in fatto di diritto allo studio. Aprendo il 6 di ottobre, infatti, come gli hanno spiegato dall’Ufficio scolastico regionale, non vengono garantiti i duecento giorni annuali di svolgimento delle lezioni, previste obbligatoriamente dalle normative vigenti. La sua vistosa e imbarazzante ignoranza in materia non gli ha di certo fatto fare una bella figura, ma soprattutto lo ha costretto a darsi una mossa per risolvere il problema.

Probabilmente Marasco, reduce da un’estate di selfie, conteggio ossessivo dei like sui social e querele sparate a raffica verso chiunque osasse legittimamente criticarlo, non si è reso conto di quali fossero le reali priorità di un primo cittadino. Il sindaco social ha comunque provato a rassicurare i suoi followers: “L’amministrazione comunale– ha scritto- comunque tranquillizza docenti, personale scolastico e famiglie, ribadendo che anche questo arco temporale, seppur ridotto, consentirà alle autorità scolastiche locali di riaprire i plessi in tutta sicurezza”. C’è da presumere che questa vicenda sia stata un duro confronto con la realtà per Marasco, che finora si era occupato di fiorellini e ombrellini. La situazione in realtà, al di là di quelle efficaci armi di distrazione di massa, è assai più complessa e opaca di ciò che sembra, in quando sullo sfondo c’è la questione dei lavori della scuola.
I lavori dell’A. Pagano, irregolarità e subappalti: qualcosa non quadra.
I lavori di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico del plesso scolastico in oggetto hanno un costo di più di mezzo milione di euro (628mila euro); avrebbero dovuto essere consegnati dopo 70 giorni dalla vincita dell’appalto da parte della ditta (il 22 ottobre 2019), la Idrotermica Sud, dei fratelli Ameduri, con sede a Bovalino, ma che di fatto, a distanza di quasi un anno, non sono stati ancora consegnati. La ditta si è aggiudicata l’appalto per 512 mila euro, con un ribasso del 16% e un punteggio di 98 punti, rispetto alle ditte concorrenti. Per chi è a digiuno di regole sull’aggiudicazione degli appalti pubblici, il punteggio che una ditta riesce ad ottenere, aumenta in base ai vantaggi che offre all’ente aggiudicante, nel caso in specie, il Comune di Nicotera. Se, cioè, la ditta garantisce la consegna dei lavori in tempi brevi e ragionevoli il suo punteggio aumenta; se offre una buona proposta economica al ribasso, il punteggio aumenta ancora. Ad esempio, la ditta di Bovalino garantendo la consegna dei lavori entri 70 giorni, si è arrogata ben 12 punti rispetto ai concorrenti. Lo stesso dicasi dell’offerta a ribasso (nel caso della Idrotermica del 16%). Tuttavia, se la ditta non riesce a consegnare i lavori entro i tempi prestabiliti, che le hanno fatto guadagnare 12 punti sulle ditte avversarie, si creerebbe una concorrenza sleale, cioè una manipolazione dell’offerta originaria che violerebbe la par condicio tra i concorrenti in gara e l’immodificabilità dell’offerta, garantendo un ingiusto vantaggio alla ditta vincitrice.
Ma non è finita qui. Pur sorvolando sull’odiosa questione degli operai non contrattualizzati, c’è un aspetto di questa vicenda che merita di essere scandagliato a fondo. La ditta si è servita del subappalto senza che ve ne sia traccia alcuna nella voce determine dell’albo pretorio. In pratica l’impresa aggiudicataria ha affidato i lavori a una ditta locale (anzi, forse a più di una?), senza verificare, tra le altre cose, la questione, non secondaria, dell’impermeabilità di infiltrazione mafiosa.
Il senso di Marasco per il Covid
In siffatta situazione la preoccupazione del sindaco sembrerebbe il Covid, e non certo il cantiere dell’A. Pagano, già oggetto della visita dei Carabinieri. Lui, che durante tutta l’estate ha fatto finta di non vedere gli assembramenti in piazza Castello, dove la gente nei due noti locali, stava accalcata come cumuli umani (anzi, i suoi stessi consiglieri, privi di mascherina, prendevano parte ai dionisiaci bagordi), ora si è ricordato dell’emergenza covid.

Addirittura, parla di un “quadro epidemiologico a livello provinciale in costante evoluzione”, come se le strade del vibonese fossero lastricate di cadaveri a causa del coronavirus. La tentazione di evocare scenari apocalittici probabilmente è tanta, ma intanto si deve limitare a fare la sua solidarietà al sindaco di Stefanaconi per i casi di Covid presenti in paese. Mai che gli abbia rivolto la solidarietà per le feroci cosche che dominano la città.
Inoltre com’è possibile che una città come Vo’Euganeo, prima zona rossa d’Italia, abbia anticipato l’apertura dell’anno scolastico al 7 settembre, rispetto alla data prevista del 14, e il sindaco di Nicotera, che ha avuto un solo caso di coronavirus, avrebbe voluto aprire il 6 ottobre? Domande legittime, le cui risposte parlerebbero di un’inettitudine imbarazzante e senza precedenti.