di ORESTE TARANTINO

«Ragazzino» e «Grassone». «Little Boy» e «Fat Man». Si chiamavano così, le due bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki.
Erano completamente differenti: due modi di concepire l’arma totale; una all’uranio 235, l’altra al plutonio 239. Le forze armate americane decisero di “testare”, dunque, due armi profondamente diverse per muovere i primi – tragici e inumani – passi nell’era atomica, in quella follia della mutua distruzione assicurata, la cosiddetta Mad (pazzia, ma soprattutto Mutual assured distruction) che ha guidato dal 1949, da quando anche i sovietici ebbero la Bomba, le relazioni internazionali, fino ai giorni d’oggi, passando dalla guerra fredda, all’apice della tensione della crisi di Cuba fino al confronto Usa-Urss del 1985, quando le testate nucleari (A) e termonucleari (H) erano circa 70mila, quasi tre volte quelle presenti negli arsenali odierni.

Little Boy funzionava in base al principio «gun-type» dove una sorta di cannone spara un proiettile di uranio, di massa sub-critica contro un altro elemento di uranio, sempre sub-critico, fino a costituire una massa critica che dà inizio alla reazione a catena. La bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza di circa 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate.
Del tutto diversa, e più potente, Fat Man, che sfruttava invece l’energia prodotta dalla fissione di nuclei di plutonio. Le masse subcritiche erano disposte – secondo una configurazione ideata dallo scienziato di Los Alamos, Seth Neddermeyer, – sulla superficie di una sfera. Queste masse erano spinte le une contro le altre a formare una massa ipercritica da alti esplosivi accuratamente disposti. Questa configurazione, chiamata ad implosione, era – ed è – parecchio più efficiente di quella rudimentale usata per Little Boy. Permetteva di usare meno combustibile nucleare e di aumentare lo “yield“, ovvero la potenza distruttiva. Questo schema dava agli Usa la possibilità di costruire più bombe con la stessa quantità di materiale fissile. Fat Man aveva uno yeld di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate.


Gli Usa con il secondo bombardamento volevano far credere di essere in possesso di un arsenale più ampio, che però venne costruito solo in seguito, con una proliferazione di armi nucleari sia strategiche sia tattiche con potenza variabile da meno di un kiloton a parecchi megaton sviluppati dalle bombe H, vere e proprie “doomsday machine“, “macchine del giudizio universale” di enorme potenza che sfruttano l’energia liberata dalla fusione di atomi di deuterio indotta a sua volta da un’esplosione atomica da fissione di plutonio, secondo uno schema ideato da Edward Teller e Stanislav Ulam, sulla base di teorie e concetti sviluppati da Fermi e convalidati dai calcoli di John von Neumann, grande cibernetico del progetto Manhattan che realizzò il calcolatore Edvac (padre di tutti i computer attuali) e ispirò il personaggio del Dottor Stranamore.


Entrambe erano dunque enormi, sproporzionate e costituirono le armi totali per costringere il Giappone, già stremato, all’inutile resa. Che motivo c’era, dunque, di provocare una catastrofe e la morte di 300 mila civili inermi?

Gli Stati Uniti, con l’assistenza militare e scientifica del Regno Unito e del Canada, erano già riusciti a costruire e provare una bomba atomica nel corso del Progetto Manhattan, un progetto scientifico-militare teso a costruire l’ordigno atomico prima che gli scienziati impegnati nel Programma nucleare tedesco riuscissero a completare i propri studi per dare a Hitler un’arma di distruzione di massa. Il primo test nucleare, nome in codice “Trinity“, si svolse il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico. Una bomba di prova, denominata “The Gadget” fu fatta esplodere con successo. I lanci su Hiroshima e Nagasaki, quindi, furono la seconda e terza detonazione della storia delle armi nucleari.
Con il bombardamento sulle due città del Giappone non fu la prima volta in cui gli Alleati bombardarono città delle potenze dell’Asse, né la prima volta in cui tali bombardamenti causarono numerose perdite civili.

In Germania, per esempio, il bombardamento di Dresda causò la morte di 35 000 persone e la distruzione di una delle maggiori città d’arte tedesche.
L’Italia subì pesanti bombardamenti nelle città di Livorno, Pisa, Palermo, Catania, Messina, Milano, Napoli, Bari, Foggia, Cagliari e Roma, dove furono colpiti il quartiere San Lorenzo, con oltre 3 000 morti in una sola notte, il Pigneto-Prenestino e la zona di Piazza Bologna.
Il bombardamento di Tokyo del marzo del 1945 causò più di 100 mila vittime e danni enormi in termini urbani ed architettonici. Nell’agosto del 1945 altre 60 città giapponesi vennero pesantemente bombardate, e tra le più colpite, oltre a Tokyo, fu senza dubbio Kobe. In più di tre anni di guerra sul fronte del Pacifico, gli Stati Uniti avevano perso 400 000 uomini, tra morti, feriti e dispersi.

Il mese precedente il bombardamento, la conquista di Okinawa, che aveva causato la morte di 150 000 civili e militari giapponesi, e la perdita di circa 70 000 soldati americani, aveva offerto una base ideale per la conquista del Giappone.
Insomma, nell’agosto del 45 la guerra era finita. Dell’asse della Triplice non era rimasto più niente. Hitler e Mussolini erano morti e il Giappone era una nazione distrutta, circondata, senza cibo, medicine, nella propria perenne carenza assoluta di acqua potabile. Sarebbe capitolata miseramente da li a poco senza più spargimenti di sangue, bastava solo attendere un mese e sarebbe implosa nella propria miseria sociale. No, non vi era nessun motivo di sganciare due bombe atomiche e provocare tale orrore. A parte testare gli effetti scientifici di due sistemi esplosivi. Ammazzare trecentomila civili per un esperimento, più un paio di milioni morti nei successivi 10 anni a causa del fall-out radiattivo per che cosa.

Per un esperimento che gli americani definirono:“male necessario”; queste le due parole con il quale il presidente del progressista PD americano Truman, al quale va ogni colpa dell’immane crimine, derubricò l’accaduto.
Mai nessun tribunale internazionale lo processò e condannò. Mai gli USA pagarono un centesimo per i disastri bellici che, da li in avanti, avrebbero combinato in tutto il mondo.