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Quel potere che schiacciò il detonatore che fece saltare in aria Giovanni Falcone.
Quel potere che schiacciò il detonatore che fece saltare in aria Giovanni Falcone.
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Quel potere che schiacciò il detonatore che fece saltare in aria Giovanni Falcone.

Maggio 28th, 2020 Oreste Tarantino Mafie

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di Oreste Tarantino- Le sentenze sono chiare: dicono che sia stato Giovanni Brusca a schiacciare il telecomando a distanza che innescò l’esplosivo. Non solo, è stato Lui a organizzare tutto, a coordinare fase dopo fase tutte le mosse, scegliere l’esplosivo, dove piazzarlo… Oltre ad ammazzare Falcone, la moglie e la scorta, Brusca passò alle cronache per la ferocia che non si fermava di fronte a niente, come dimostra l’episodio del piccolo Di Matteo sciolto nell’acido.
“U scannacristiani”, così veniva chiamato.
Quello che non quadra è come sia possibile che un animale così, ferocissimo si, ma senza nessuna capacità tecnica, addirittura maldestro, abbia potuto pensare, organizzare e attuare un attentato come quello di Capaci. Fare innescare centinaia di kili di esplosivo tutti assieme con un telecomando a distanza, ma prima piazzarlo sotto un’autostrada attraverso un’ingegnosa opera di carotaggi, senza fare nessuna prova, niente di niente, è filato tutto liscio alla perfezione, a parte poi conoscere nei minimi dettagli la programmazione dell’agenda segreta del Giudice: cosa avrebbe fatto quel giorno, quando sarebbe arrivato?
Brusca, quello che a Palermo andò a far saltare la saracinesca ad un negozio che non pagava il pizzo, e fece perdere un braccio al suo scagnozzo…!

Sarà…. tuttavia le sentenze dicono questo e noi ci dobbiamo credere per forza.

Era il pomeriggio del 23 maggio del 92, i telegiornali del mezzogiorno si erano concentrati sulla 14ma tornata di consultazioni a Camere riunite che dovevano eleggere il nuovo Presidente della Repubblica in sostituzione del dimissionario Cossiga. La sera, invece, l’Italia si fermò per guardare attonita le immagini che arrivavano da Palermo.
Il giorno dopo i lavori parlamentari si arrestarono per ovvi motivi, ma il 25 maggio, dopo soli due giorni dalla strage, le camere riunite scelsero di avere come Presidente il peggiore di tutti: Oscar Luigi Scalfaro.

Negli anni a seguire Scalfaro firmò e autorizzò ogni porcheria liberista, dalla privatizzazione della Banca d’Italia alla svendita del patrimonio industriale pubblico. Nominò sei governi tecnici di fila con la politica pietrificata dal “tintinnio delle manette” dei giudici di Milano dalle mani pulite.
E mentre la gente si suicidava in carcere, vinto dai rimorsi, nel messaggio di capodanno disse “al tintinnio delle manette io non ci sto”.
Comunque Scalfaro fu nominato presidente, anche grazie ai voti del PDS di Achille Occhetto.

Abbiamo il dovere di ricordare invece che il 19 maggio, appena quattro giorni prima della strage, il gruppo parlamentare dell’MSI che contava complessivamente 47 voti, propose all’undicesima consultazione la figura di un giudice di Palermo come Presidente della Repubblica: Paolo Borsellino.

Dopo Capaci, la politica italiana, ovvero quella fogna a cielo aperto che si stava preparando a governare il Paese delle grandi liberalizzazioni e privatizzazioni con Amato, Dini, Prodi e D’Alema, cancellando decenni di politiche sociali, avrebbe dovuto avere un sussulto di dignità, invece niente, la sinistra italiana scelse Scalfaro, non Paolo Borsellino che, appena due mesi dopo, il 19 luglio, cadde in via D’Amelio.

E’ stata un periodo storico infame il 1992, le stragi, il Britannia, la speculazione contro la lira che fece perdere il 30% del valore della valuta, gli attacchi politici di una parte della sinistra (Leoluca Orlando in primis) contro Falcone e quei magistrati non sottomessi.

Mi dispiace, ma fare un’analisi più ampia della storia d’Italia si può. Con tutta la dovuta cautela e delicatezza devo dire che, quel giorno, a Capaci (e due mesi dopo in via D’Amelio), il pulsante del detonatore l’abbia schiacciato un potere molto più pericoloso di quello rappresentato dallo scannapecore di Brusca su mandato dei corleonesi.
Non credo una virgola di quello che mi raccontano gli storici, sono invece certo che con Paolo Borsellino Presidente della Repubblica la condizione morale, sociale ed economica italiana sarebbe stata ben diversa dell’attuale.

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